A subire potenziali cambiamenti della regolamentazione potrebbero essere specialmente i veicoli elettrici. L’Inflation Reduction Act (IRA), che ha incentivato la produzione e l’acquisto di veicoli totalmente green attraverso un credito di 7.500 dollari, potrebbe essere ridotto o addirittura eliminato. Trump sostiene infatti che i sussidi per gli EV siano vantaggiosi per le aziende straniere, danneggiando i produttori nazionali. Si prevede anche un congelamento degli standard sulle emissioni ai livelli attuali fino al 2027, rallentando la transizione verso l’elettrificazione. Questo potrebbe influire sulla pianificazione a lungo termine delle case automobilistiche e sulle scelte di investimento di produttori e fornitori.
Sul fronte del commercio, la revisione dell’accordo USMCA prevista per il 2026 potrebbe risentire del nuovo insediamento. L’USMCA garantisce la libera circolazione di parti e veicoli tra Stati Uniti, Canada e Messico, sostenendo una filiera transfrontaliera essenziale per il settore automobilistico. Da capire se Trump abbia intenzione di complicare queste linee di commercio e incrementare i costi di produzione.
L’Unione dei lavoratori dell’industria automobilistica ha recentemente presentato denunce contro Trump e Elon Musk per presunti atteggiamenti anti-sindacali. La leadership del sindacato ha espresso supporto per il Partito Democratico, appoggiando Kamala Harris. Ora invece, si prevede un ritorno all’ “esaltazione” dei motori a combustione interna.
Donald Trump è stato chiaro per quanto riguarda l’Europa e il Giappone: l’intenzione è quella di valutare sostanziosi dazi all’importazione di vetture, criticando soprattutto Stellantis e il suo decentramento dei poli produttivi.